Anatomia di una mente immorale: emozioni e pathos e ricerca della propria identità nel libro di Luigi Stefanazzi

Luigi Stefanazzi autore di “Anatomia di una mente immorale” per Astro Edizioni, è reduce dal successo di “Labirinto di bugie” dove similmente al nuovo romanzo affronta il tema della ricerca dell’identità, spesso rinnegata. Su questo stesso filone procede il nuovo romanzo che si incentra sulla scoperta dei sentimenti e della sessualità e di riflesso della propria autenticità. Infatti, sarà l’aprirsi a un sentimento nuovo e invadente – una passione travolgente – a rivelare a François, giovane frastornato e solo, la propria vera natura e inclinazione sessuale. «Sapevo che in ognuno di noi esisteva una componente omosessuale. Tutto dipendeva da quanto fossimo disposti ad ammetterlo, che poi un individuo arrivasse a viverla spesso era legato al caso. La mia casualità si chiamava Gérard e nessuno avrebbe potuto iniziarmi con una dolcezza maggiore della sua. Si cerca sempre di trovare un’origine a tutto, la causa che spieghi il principio di ogni nostra azione e non mi era difficile ammettere che in lui cercavo quella figura maschile che non solo non avevo mai avuto, ma che avevo imparato ben presto a odiare». Una vita monotona e senza scopo ravvivata dalla scoperta del desiderio, nato sotto il positivo auspicio del teatro, da dove tutto era partito. Una storia a metà, un uomo da condividere con la moglie, che viveva la sua omosessualità solo sotto forma di avventurette, illudendo il ragazzo, che provasse dei sentimenti e potesse essere un rapporto duraturo, sino all’amara scoperta di non essere il solo, ma uno tra tanti. « Poi un giorno lo vidi alla guida di una costosa fuoriserie. Accanto a lui, un giovane uomo sfoggiava il più detestabile dei sorrisi. Riconobbi l’attore che aveva pronunciato gli ultimi versi del dramma che stavano portando in scena. Quel giorno, varcai il sottile confine che separa l’odio dall’amore. E iniziai a odiare Gérard». Si focalizza, l’intreccio, anche sull’analisi psicologica del protagonista, che indaga attraverso immagini oniriche e il consulto con una psicanalista la propria condizione di uomo che non accettava ancora la propria omosessualità. Il rifiuto per se stesso dovuto al mancato rapporto col padre, per il quale nutriva solo rancore. « “Io non ho mai avuto un padre! Ho sempre avuto a che fare solo con le sue assenze, i suoi viaggi di lavoro. Adesso pretende l’affetto di un figlio, ma sono parole che non hanno alcun significato proprio perché lui non me lo ha mai insegnato”, avvertivo un groppo alla gola, ma mi proibii di piangere. “Dov’era mentre mia madre stava morendo? Non potevo sapere che stava morendo fra le mie braccia… Nessuno me lo aveva spiegato” ». Un percorso di sentimenti e di identità che avvolgerà il lettore in un’atmosfera carica di pathos e di emozioni autentiche.